Felicità e Superfelicità

Gli esseri umani possono sperimentare due diversi tipi di felicità: una è correlata con il raggiungimento di traguardi e obiettivi o con eventi e sorprese gratificanti che possono accadere nella vita. Questo tipo di felicità, a causa della sua stessa natura, è “fragile”, “temporanea” e “impermanente”. Per quanto a lungo possa durare o si possa trattenere, decadrá inevitabilmente lasciando un senso di vuoto, di insoddisfazione e nostalgia. La ricerca di questo tipo di felicità è motivata dal sentirsi incompleti, dal percepire la propria imperfezione, la mancanza di qualcosa nella propria vita e spingerà a creare artificialmente diversi tipi di obiettivi che si formeranno nella mente come cose reali e creando dentro di te l’illusione che quando questa o quella cosa desiderata, voluta, perseguita, accadrà, allora tutto cambierà in meglio. Quando otterrai ciò per cui hai lottato, avrai anche paura di perdere ciò che hai così faticosamente ottenuto e ti sentirai spinto dall’ avere sempre di più, dall’accumulare gli oggetti delle tue false sicurezze. Vivrai su una giostra fingendo che sia divertente o che sia la tua unica possibilità. Ma non eviterai il senso di mancanza interiore che ti manterrâ insicuro e infelice. La vita trascorrerà alternando il piacere della conquista e il dolore della sconfitta e della perdita. Il secondo tipo di felicità è indipendente da eventi esterni. Esiste ed è sempre esistita dentro di te, a prescindere da qualsiasi evento che possa accadere nella tua vita. Fa parte della tua umanità e scorre come scorre il sangue nelle tue vene e la vita dentro di te. Sorge dalla coscienza di essere vivi in questo mondo in questo momento, dal percepire il respiro che avviene anche senza il tuo controllo, la luce vedi ogni volta che apri gli occhi. Tutte queste condizioni sono molto più di quanto ti serve per sperimentare questo tipo di felicità, che è sempre con te, dentro di te, sempre disponibile, insieme alle cose positive e a quelle negative che si alternanno momentaneamente nella tua vita. Questa felicità sorge dalla consapevolezza che gli eventi buoni e cattivi sono temporanei, mentre il flusso dell’esistenza, che abita dentro di te , è eterno e ti sostiene in ogni singolo istante della tua presenza in questo mondo. È collegato con la certezza e la verità che tu sei perfetto e completo ora. Che non sei solo e separato da ciò che ti circonda. Che la tua vita è un dono e che sei costantemente in contatto con la sorgente del tutto e nutrito da doni incredibili, senza alcun contributo o sforzo da parte tua. E tutto questo avviene particolarmente quando lasci andare, quando accetti e rinunci alla tua pretesa di controllo, quando contempli la bellezza e la perfezione suprema di questo mondo di cui fai parte. Ogni volta che ti connetti consapevolmente al flusso inarrestabile della vita in te ti sentirai parte di esso e sarai immediatamente sopraffatto da un immenso sentimento di gratitudine, sperimentando molto concretamente l’eterna e infinita felicità di esistere.

Perchè ti lamenti se non serve a cambiare la situazione?

Ti sei reso conto di quante persone si lamentano in questo momento? Sono sicuro che come me ogni giorno hai ascoltato una o più persone che si sono lamentate di quello che non va nel mondo, negli altri e a volte anche in se stesse. D’altra parte chi vuole lamentarsi non ha che l’imbarazzo della scelta. La realtà ci offre infinite occasioni e argomenti sui quali esercitare la nostra voglia e capacità di lamentarci. Ma ci sono due verità che non possiamo ignorare: 1 Lamentarci non cambia le cose di cui ci lamentiamo. 2) Dopo averlo fatto o aver ascoltato le lamentazioni degli altri ci sentiamo peggio di prima. Ma se è così perché continuiamo a lamentarci quando qualcosa non va? E perché ci esponiamo alle lamentele degli altri senza sottrarci a qualcosa che tra pochi secondi ci farà stare peggio? La ragione sta nel funzionamento della nostra mente e negli apprendimenti codificati quando ancora il software della nostra vita era in via di scrittura e programmazione. All’inizio della vita il solo modo che avevamo per ottenere attenzione, sostegno, soddisfazione ai nostri bisogni era il pianto. A nessun neonato verrebbe in mente di chiedere di essere nutrito con una bella risata. Il nostro innato istinto di sopravvivenza ci porta a reagire ai nostri bisogni piangendo perché, quasi sempre, (se così non fosse non saresti qui a leggere questa nota) qualcuno si prenderà cura di noi e farà qualcosa per farci stare meglio. Appena sviluppata la capacità di parlare, il pianto si trasforma in parole (lamentose) e cominciamo a esprimere tutto quello che non va, che non ci piace, che ci disturba o ci fa soffrire, sempre convinti che funzionerà ancora. E’ facile richiamare alla mente la scena di un bambino che si lamenta di non avere quello che vuole in quel momento e di un genitore che, pur di farlo smettere, lo accontenta. Andando avanti nella vita il meccanismo funziona sempre meno. Da adulti è sempre più difficile avere figure di accudimento e le figure di accudimento a cui rivolgere le nostre lamentazioni nella speranza di un cambiamento e di una maggiore soddisfazione possono quindi diventare la famiglia, l’ambiente di lavoro, la società intera e naturalmente la nostra sfera spirituale. Ma questa volta anche se il risultato non arriva, non è facile cambiare attitudine perché la nostra mente spera sempre in quel successo magico che era capace di ottenere anche se la strategia di sopravvivenza adottata a quel tempo oggi non funziona più. Cosa puoi fare dunque. 1) Il primo passo lo sta facendo già, ed è quello di diventare consapevole di come funziona la tua mente e di come reagisce il tuo subconscio davanti a un problema o un ostacolo. Sapere che non è colpa tua per i tuoi comportamenti disfunzionali è già un sollievo. Notare che ti stai lamentando ti dà la possibilità di rientrare in controllo nella tua vita e prendere le decisioni che credi sui tuoi comportamenti. 2) La seconda cosa è mettere in pratica alcune piccole prescrizioni. Quando ti rendi conto che stai cominciando a lamentarti di qualcosa, chiediti se ti va di stare peggio tra pochi istanti, perché questo è quello che lamentarti provocherà dopo la brevissima soddisfazione che sfogarti ti avrà concesso. 3) Evita come la peste le persone che si lamentano e che ti usano per scaricare la loro insoddisfazione. Se ti trovi in una situazione del genere trova una scusa qualunque per interrompere i tuoi interlocutori o sottraiti all’esposizione della lamentela altrui. 4) Passa all’azione prima che pensieri e parole negativi prendano il sopravvento sulla tua mente. Chiediti se c’è qualcosa che puoi fare in prima persona per risolvere concretamente ciò di cui ti lamenti. Sicuramente troverai alcune risposte e allora indirizza la tua energia su quelle azioni, più che sui tuoi pensieri o sulle tue parole. C’è sempre qualcosa che puoi fare anche se ti stai lamentando di cose enormi e fuori dalla tua portata come l’economia mondiale o i cambiamenti climatici. 5) Comincia a pensare a te stesso come una persona positiva, creativa, costruttiva, capace di assumersi le proprie responsabilità e prendere in mano il proprio destino. Chi si lamenta in genere non vuole prendersi alcuna responsabilità. E se non c’è una soluzione immediata ai problemi di cui ti stavi per lamentare, sicuramente con questo atteggiamento creerai una migliore condizione interiore per te stesso e tutto, dentro e fuori di te, ne beneficerà, a cominciare dalla tua salute e dalle tue relazioni. Lamentarsi crea nel tuo organismo una reazione biochimica tossica e ha un’influenza negativa persino sul tuo sistema immunitario. Inoltre le persone lamentose attirano persone lamentose e sono sicuro che tu aspiri a una migliore compagnia. Sono sicuro che se sei arrivato in fondo alla lettura di questa nota la tua vita comincerà a cambiare in meglio in questo stesso momento.