Tra le molte faccende che angustiano la vita degli esseri umani c’è n’è una particolarmente insidiosa, e addirittura funzionale per chi vuole impegnarsi a fondo nel costruire la propria infelicità. Si tratta di un sentimento comune, ricorrente e particolarmente diffuso nella vita delle persone in questa nostra epoca. Per alcuni poi si tratta di una vera patologia invalidante, che mortifica ogni traguardo raggiunto e le infinite ragioni di gioia che la vita ci regala ogni giorno. Sto parlando di quello stato d’animo che va sotto il nome di INSODDISFAZIONE. Ne sai qualcosa? Beh, se sei talmente fortunato da non sapere nemmeno di cosa sto parlando, allora forse ti basterà aprire gli occhi e guardarti intorno per trovarne tracce inequivocabili ovunque. Molto vicino, se si tratta del tuo partner, di un parente o di un amico. Ma anche più lontano, se guardi come si muove un’intera società alla continua ricerca della prossima cosa da acquistare, del prossimo obiettivo da raggiungere o del prossimo partner da sedurre. Il bello dell’insoddisfazione è che quando ti contagia si può attaccare a qualunque cosa: al tuo lavoro, al tuo rapporto di coppia, al tuo giro di amici, alla tua famiglia, al tuo conto in banca. Ma anche alla tua stessa identità ( e questo è il caso più grave), tutte le volte che sei insoddisfatto proprio di te, quando pensi magari di essere in sovrappeso o troppo basso o di avere un carattere di merda o di non avere sufficienti qualità, competenze, danaro, successo, amicizie, notorietà per emergere nella vita e realizzare i tuoi sogni. Qualunque sia il caso, l’insoddisfazione è uno degli strumenti di auto-sabotaggio più potenti e micidiali di cui ci siamo dotati come genere umano. Naturalmente non sto parlando di quella quota di insoddisfazione che nasce da elementi oggettivi e che anzi può essere il motore di una ricerca evolutiva o del miglioramento di una condizione esistenziale, sia essa economica, professionale o legata alla salute o al proprio mondo affettivo. Mi riferisco piuttosto a quel sentimento che con la sua sola presenza impedisce la valorizzazione di ciò che effettivamente siamo o che abbiamo raggiunto nella vita, spesso a costo di sacrifici. La buona notizia è, per chi vuole, che la terapia contro questa particolare condizione è già inclusa nel sistema di cui sei dotato. Si tratta solo di andare a leggere una certa pagina del manuale che non conoscevi o che hai saltato troppo in fretta. In quella pagina c’è scritto che la tua insoddisfazione, a qualunque campo tu la stia applicando, dice prima di tutto una cosa molto precisa, Che non sai chi sei e che per qualche motivo non stai realizzando la tua vera natura. Quando ti trovi in questa condizione nessun traguardo o possedimento, anche le cose più prestigiose e socialmente invidiabili che puoi ottenere, sono costruite sulla sabbia se non affondano le loro fondamenta nel roccioso terreno della tua vera natura. La buona notizia è che in quella natura c’è già tutto ciò che vuoi raggiungere. Esattamente come una semplice cellula del tuo corpo contiene tutto il tuo DNA, anche tu quando raggiungi od ottieni qualcosa nella vita nel rispetto della tua natura, non avrai qualcosa che non esisteva prima e che si è creata dal nulla. Ciò che avrai ottenuto è semplicemente la rivelazione o la manifestazione di quello che esisteva già dentro di te. Se per esempio tu sei un’arancia, allora il tuo compito sarà sicuramente manifestare il succo d’arancia e permettere agli altri e a te stesso di berlo e goderne pienamente. Nel momento in cui quel buon succo si trasferisce dal tuo interno al mondo, tu avrai realizzato la tua vera natura e il compito che ti è stato assegnato senza alcuno sforzo particolare. E non ci potrà essere più spazio per l’insoddisfazione nella tua vita. Ma se tu, essendo un’ arancia, volessi manifestare il succo di pera o di mirtillo, convinto magari che piacerà di più o che ce ne sia più richiesta, allora non solo tradirai la tua natura ma ti condannerai all’insoddisfazione per ciò che sei, negherai che ciò che possiedi è già dentro di te e spenderai la tua esistenza nella realizzazione di un compito impossibile. Un’arancia che sa di essere piena di succo buonissimo e dissetante è un’arancia felice, anche quando il succo non si è ancora manifestato. L’unica cosa sulla quale deve impegnarsi e sapere chi è e cercare la strada più naturale per esprimere quel succo che solo lei contiene e che le pere e i cocomeri non anno. Per carità, buoni anche loro, ma tu sei un’arancia e ti piace esserlo no? (scegliti da solo il frutto che ti rappresenta in questa metafora) Allora sostituisci la tua insoddisfazione con il pensiero che tutto ciò che puoi essere, avere o divenire in questa vita è compreso in te fin dalla nascita e che se nella tua esistenza quotidiana c’è fatica o mancanza di naturalezza in ciò che fai, forse allora non sei sulla strada giusta e vale la pena di concentrarti su chi sei veramente e sulla tua vera natura, per scoprire che tutto ciò che vuoi è già dentro di te. Allora puoi ripartire dal senso di pienezza e non di mancanza per realizzare i tuoi sogni e obiettivi, piuttosto che cercare di essere o avere ciò che va di moda al mercato, perché pure se l’otterrai non ti darà mai nessuna soddisfazione, fossero anche i traguardi più prestigiosi o invidiabili di questa terra. Sapere questo è molto importante perchè alla radice dell’insoddisfazione c’è sempre un sentimento di mancanza o di incompletezza. E quello che ti manca non si trova nel mondo materiale ma esattamente al centro del tuo essere. Quello che ti manca sei tu. Quando invece indirizzi i tuoi sforzi prima di tutto nel conoscerti e sapere chi sei, manifestare ciò che ti appartiene da sempre e solo questione di tempo e di consapevolezza.2